Quantcast
Channel: Articoli su serie tv - Fumettologica

Marvel ha rimandato l’uscita delle prossime serie tv

$
0
0
loki 2 serie tv marvel
marvel serie tv rimandate

A causa dello sciopero degli attori tuttora in corso a Hollywood, Marvel è stata costretta a posticipare l’uscita di diverse sue serie tv, alcune a data destinarsi. Una situazione analoga a quanto già successo a inizio estate con i film di Marvel Studios.

Le serie tv Marvel che hanno subito rimandi, nel dettaglio:

  • Echo, spin-off di Hawkeye, è stata posticipata a gennaio 2024 (avrebbe dovuto essere distribuita il prossimo 29 novembre).
  • La serie tv su Agatha Harkness, spin-off di WandaVision, recentemente re-intitolata Agatha: Darkhold Diaries, è stata rimandata a fine 2024, in una data ancora da comunicarsi.
  • IronheartDaredevil: Born AgainWonder Man sono state rimandate a tempo indefinito, forse addirittura al 2025.

Tra le serie tv Marvel in uscita a breve, la seconda stagione di What If…? dovrebbe arrivare su Disney+ sotto il periodo di Natale. X-Men ’97, serie animata ispirata al cartone degli X-Men degli anni Novanta, sarebbe dovuta uscire questo autunno, ma è invece stata rimandata ai i primi mesi del 2024. La seconda stagione di Loki rimane al momento l’unica a essere distribuita su Disney+ senza ritardi, a partire dal 6 ottobre prossimo.

Leggi anche:

Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.

Marvel ha rimandato l’uscita delle prossime serie tv leggi l’articolo su Fumettologica.


Disney+ ha rinnovato “Gannibal” per una seconda stagione

$
0
0
gannibal serie tv disney+
gannibal serie tv disney+

La serie tv horror Gannibal, ispirato all’omonimo fumetto di Masaaki Ninomiya tradotto in Italia da Hikari, è stata rinnovata da Disney+ per una seconda stagione.

Ambientata in un villaggio giapponese fittizio, la prima stagione di Gannibal è incentrata sull’agente di polizia Agawa Daigo, un uomo tormentato dai problemi personali che si è trasferito da poco in paese. Le cose per lui inizialmente sembrano andare bene, ma una serie di eventi allarmanti lo portano rapidamente a capire che qualcosa di sbagliato negli abitanti del villaggio e nella misteriosa famiglia Goto.

Disney+ ha detto che Gannibal è la serie originale di produzione locale più vista sulla piattaforma di streaming in Giappone nel mese successivo alla sua prima messa in onda. La prima stagione è stata resa disponibile su Disney+ nel dicembre 2022 ed è composta da sette episodi.

Il fumetto di Gannibal – per noi uno dei 10 migliori manga pubblicati in Italia nel corso del 2022 – è l’opera di esordio di Masaaki Ninomiya. Si tratta di un thriller violento, «che evita di puntare su elementi sovrannaturali, non eccede nell’appoggiarsi al mondo del folclore – come capita spesso in storie di mistero giapponesi – e tiene il lettore attaccato alla pagina grazie a un ritmo impeccabile» come ha scritto il nostro Valerio Stivè.

Il fumettista giapponese Masaaki Ninomiya sarà tra gli ospiti internazionali di Lucca Comics & Games 2023.

Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.

Disney+ ha rinnovato “Gannibal” per una seconda stagione leggi l’articolo su Fumettologica.

Una delle serie tv più viste al momento su Netflix è tratta da un fumetto

$
0
0
bodies netflix serie tv
bodies netflix serie tv fumetto dc comics
Una scena della serie tv “Bodies” di Netflix

La serie tv britannica Bodies, un poliziesco fantascientifico creato da Paul Tomalin (Shameless, The Frankenstein Chronicles, No Offence), è attualmente tra le più viste in Italia e nel resto del mondo su Netflix. Distribuita in streaming il 19 ottobre scorso, è basata sul fumetto omonimo scritto da Si Spencer e disegnato da Dean Ormston, Tula Lotay, Meghan Hetrick e Phil Winslade, pubblicato da DC Comics sotto l’etichetta Vertigo per un totale di 8 numeri, tra il 2014 e il 2015.

Bodies è una miniserie televisiva composta da otto episodi con una narrazione complessa che si muove su più piani temporali: 1890, 1941, 2023 e 2053, passando dall’epoca di Jack lo squartatore a un futuro post-apocalittico. La storia è ambientata a Londra e segue le vicende di quattro distinti detective, ognuno appartenente a un periodo diverso, mentre cercano di risolvere il caso dell’omicidio dello stesso un uomo, un evento che si verifica nello stesso luogo nel corso di anni differenti.

L’attore Stephen Graham, noto per aver recitato in Peaky BlindersThis is England e Snatch, interpreta il protagonista Elias Mannix, presente in tutte le linee temporali. Per i detective, ci sono invece Jacob Fortune-Lloyd nel ruolo di Charles Whiteman (1941), Shira Haas nel ruolo di Iris Maplewood (2053), Amaka Okafor nel ruolo di Shahara Hasan (2023, 2053) e Kyle Soller nel ruolo di Alfred Hillinghead (1890).

La copertina della nuova edizione di “Bodies” pubblicata da DC Comics

Il successo immediato della serie tv ha portato numerosi spettatori alla ricerca del fumetto, che però è esaurito sin dalla sua uscita e per questo irreperibile. Fatto che ha spinto DC Comics a ripubblicarlo per la prima volta dal 2015. La nuova edizione sarebbe dovuta uscire a fine anno, ma la grande richiesta ha portato la casa editrice ad anticipare la pubblicazione al 31 ottobre in un volume unico sotto l’etichetta Black Label, che dal 2018 raccoglie tutte le pubblicazioni dedicate ai lettori maturi e che in alcuni casi ripropone titoli usciti per la defunta etichetta Vertigo. Il volume, come fa notare Gizmodo, è andato esaurito quasi immediatamente sugli store online come Amazon, e DC Comics lo ha ristampato a stretto giro, rendendolo nuovamente disponibile.

Anche in Italia il fumetto è di difficile reperibità. L’unica edizione pubblicata nel nostro paese è quella di RW Lion, apparsa nel volume Vertigo Library 19 – Bodies, edito nel 2015 ed esaurito, anche se online si può trovare ancora qualche copia (qui, ad esempio). Nel momento in cui scriviamo, Panini Comics, l’attuale licenziatario dei fumetti DC Comics in Italia, non ha ancora annunciato una nuova edizione dell’opera.

Leggi anche: Recensione di “The Marvels”, un film raffazzonato ma divertente

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Telegram, Instagram, Facebook e Twitter.

Una delle serie tv più viste al momento su Netflix è tratta da un fumetto leggi l’articolo su Fumettologica.

Il trailer della serie live-action di Netflix basata sul manga “Yu degli spettri”

$
0
0
trailer yu degli spettri

Il manga Yu degli spettri, scritto e disegnato da Yoshihiro Togashi, diventerà una serie televisiva live action prodotta da Netflix, della quale è stato diffuso un trailer, in vista del debutto previsto per il 14 dicembre 2023.

Yu degli spettri – in originale Yu Yu Hakusho, traducibile come “il libro bianco sui fantasmi” – ha per protagonista Yusuke Urameshi, bulletto quattordicenne che non ha rispetto né per le regole, né per le autorità che però un giorno si sacrifica per salvare un bambino. La sua morte non era stata prevista nell’aldilà, così gli è concessa la possibilità di ritornare in vita, diventando una sorta di “detective del mondo degli spiriti”.

Creata nel 1990, la serie fu pubblicata fino al 1994 sulla rivista Weekly Shonen Jump di Shueisha. In Italia è stata invece pubblicata da Star Comics, che nel 2014 l’ha riproposta in un’edizione in 15 volumi. Di Yu degli spettri esiste anche una trasposizione animata, composta da 112 episodi, andata in onda da noi su La7 e MTV.

Di seguito, il trailer della serie live action Yu Yu Hakusho.

Leggi anche:

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Telegram, Instagram, Facebook e Twitter.

Il trailer della serie live-action di Netflix basata sul manga “Yu degli spettri” leggi l’articolo su Fumettologica.

Jeff Lemire ha detto che non ne vuole più sapere di fare serie tv

$
0
0
essex county jeff lemire
essex county jeff lemire
Immagine da “Essex County”

Durante una proiezione pubblica, il fumettista Jeff Lemire ha raccontato il proprio coinvolgimento nella realizzazione della serie tv Essex County, andata in onda sul canale canadese CBS nella primavera del 2023, affermando che l’esperienza gli ha fatto capire quanto preferisca fare fumetti.

Essex County è una miniserie televisiva in cinque episodi ispirata all’omonima trilogia a fumetti di Lemire in cui racconta un proprio dramma famigliare ambientato nella contea di Essex, in Ontario. Il fumetto fu pubblicato tra il 2008 e il 2009 da Top Shelf Publishing ed è disponibile anche in Italia in un unico volume edito da Panini Comics.

È l’opera più personale di Jeff Lemire, che per realizzarla ha attinto dalla propria storia di vita, ed è quindi naturale che l’autore abbia deciso di partecipare attivamente all’adattamento televisivo. L’autore ha infatti svolto i ruoli di produttore esecutivo, showrunner e co-sceneggiatore (qui c’è il trailer).

In realtà, non era questa la sua volontà originale, come ha dichiarato durante una proiezione pubblica dell’episodio pilota al festival fumettistico britannico Thought Bubble: «All’inizio non volevo proprio essere coinvolto, ma il primo tentativo che fecero di adattamento non assomigliava per niente al fumetto, così decisi di prendere in mano la situazione».

Essex Country è il frutto di numerosi tentativi di adattamento, e Lemire ha iniziato a lavorare a tempo pieno alla serie tv alla fine del 2020. La produzione è stata talmente impegnativa che l’anno successivo Lemire ha dovuto mettere da parte gli incarichi da fumettista per diversi mesi, al fine di poter seguire la scrittura e le riprese della miniserie.

Anche se l’esperienza è stata positiva e la serie tv accolta con favore dalla critica, Jeff Lemire ha capito che la sua vera vocazione è quella per i fumetti. Tornare al tavolo da disegno, ha detto l’autore, «è stato il giorno più bello della mia vita. Ero a mio agio, rilassato. È bello sedersi a una scrivania e non dover parlare con nessuno. I fumetti sono la cosa migliore del mondo, non penso che tornerò a lavorare in televisione». Durante la stessa chiacchierata con il pubblico, ha però dichiarato che presto ci sarà un altro adattamento di un suo fumetto, senza però rivelare ulteriori dettagli.

Leggi anche: DC Comics rivelerà il passato segreto di Joker

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Telegram, Instagram, Facebook e Twitter.

Jeff Lemire ha detto che non ne vuole più sapere di fare serie tv leggi l’articolo su Fumettologica.

Il problema delle fotografie nella serie tv “Bodies” di Netflix

$
0
0
bodies netflix serie tv fotografie
bodies netflix serie tv fotografie
Una scena della serie tv “Bodies” dove vengono mostrate le fotografie scattate nel 1890

Lo scorso 19 ottobre è piombata su di noi tutti Bodies, la serie tv Netflix in otto episodi di Paul Tomalin (Torchwood, Shameless) che adatta la miniserie omonima DC/Vertigo di Si Spencer (Crisis, The Vinyl Underground), morto a 60 anni nel 2021. Quanto era bello il fumetto, disegnato da quattro autori diversi (Dean Ormston, Phil Winslade, Meghan Hetrick e Tula Lotay), quanto è scarsa la serie tv. Cioè, fatta bene, per carità, ma gli manca quella cazzimma che farebbe la differenza.

Perché il murder-mystery fantascientifico britannico, un’ode alla centralità di Londra (manco fosse la Roma “caput mundi”) con una serie di personaggi e situazioni estremamente scontati, è viziato soprattutto da una prevedibilità estrema nella struttura e nella trama, frutto di fin troppa fantascienza vista e rivista, da La macchina del tempo di H.G. Wells (romanzo pubblicato nel 1895) agli stub di William Gibson.

Ora, il tema qui non è parlare della serie tv, però. La storia è “semplice”, nel senso che si capisce fin dal trailer: quattro detective in quattro diverse linee temporali (cioè il 1890, il 1941, il 2023 e il 2053) indagano ognuno su un corpo trovato a Longharvest Lane, nell’East End di Londra. Dopo diventa un gioco a incastri il cui tema di fondo, più che il viaggio nel tempo con i suoi paradossi, è il dilemma esistenziale sull’esistenza o meno del libero arbitrio. Un tema che già Socrate, Platone e poi Aristotele avevano messo a tema, senza pensare a San Tommaso d’Aquino, René Descartes (“l’artista un tempo conosciuto come Cartesio”), David Hume, Karl Popper, John Searle e quant’altro. Insomma, un po’ una banalità.

Anche dal punto di vista culturale siamo sul banale andante: Longharvest Lane diventa luogo di celebrazione ombelicale del mito dell’Impero (quello britannico) e della sua capitale, trasfigurato nella presenza di un paradosso o di uno stub – scegliete voi la strada che preferite, da Philip K. Dick in poi è una scelta aperta – che nobilita il vicolo altrimenti insignificante se non per la considerazione che le città (e molte sue strade) vivono decisamente più a lungo degli imperi di cui sono state simbolo.

No, in questo articolo il tema è un altro: la fotografia. Perché, strumentali alla costruzione della storia sia nel fumetto che soprattutto nella serie tv, ci sono delle fotografie che campeggiano fin dal primo episodio. L’arte visiva per eccellenza, che nel 1890 era piuttosto avanti – ma non ancora così avanti come Bodies vorrebbe farci credere -, nella storia ha un ruolo da protagonista.

Niente spoiler, come al solito. Però qualcosa va detta. Sempre nei trailer e nei primi minuti della prima puntata, che “setta” il tema e il clima della miniserie, ci sono le foto scattate nel 1890 da un fotogiornalista del tempo. Sono foto scattate con un banco ottico: una fotocamera che utilizza delle lastre (non c’era ancora la pellicola) come negativi per impressionare le immagini e un soffietto per avere un obiettivo articolabile e fare la messa a fuoco. Sono foto fondamentali per la ricostruzione del delitto: le foto “non mentono” (a differenza dei disegni) e sono capaci di mostrare visivamente particolari che acquistano un senso con il passare del tempo (a differenza delle lunghe relazioni degli investigatori, molto articolate e visivamente per niente intriganti).

Il problema delle foto, che nel telefilm vediamo stampate in un formato che ricorda clamorosamente il formato grande delle tradizionali foto a pellicola 35mm (con negativi di 24 per 36 millimetri) degli ultimi anni del Novecento: stampa su fogli di 10×15 o 13×18 centimetri, e cosa contengono. Ora, gli ingranditori per la stampa già c’erano, si potevano anche fare degli ingrandimenti (più o meno), e volendo si poteva persino brandeggiare la fotocamera in fase di scatto con una certa disinvoltura, anche se occorreva un cavalletto o un appoggio visti i tempi lunghi di esposizione delle fotocamere dell’epoca anche in presenza del flash (che nella miniserie, nella penultima puntata, scopriamo peraltro esserci).

Il problema è più semplice e riguarda l’estetica dell’inquadratura. Perché le quattro foto scattate dal nostro giovane fotografo londinese attorno al cadavere oggetto dell’indagine sono delle perfette foto in stile CSI: presa a distanza ravvicinata, tre su quattro di dettaglio sul corpo. Quello che farebbe un agente della polizia scientifica impegnato nei rilievi forensici che usa una reflex a pellicola (con 36 scatti) magari con zoom o una fotocamera digitale. Flash, flash, flash: una raffica di scatti per documentare ogni singolo particolare.

Invece, nell’epoca delle lastre, scattare era come sparare con un cannone ad avancarica: ci voleva un bel po’ per ricaricare, i “colpi” erano pochissimi (a disposizione forse cinque, ma siamo al limite perché ogni lastra andava tenuta protetta individualmente dalla luce prima e dopo lo scatto) e l’estetica con cui si scattava di conseguenza era tutt’altra. Immaginare ritratti a figura intera e panorami, non certamente macro e dettagli.

Infatti, non abbiamo, neanche a inizio Novecento, una cultura dell’immagine di fotografia documentaria che sia così attenta ai particolari, a spezzare il soggetto, a inquadrare i dettagli. Non ce l’abbiamo per lo stesso motivo per cui non abbiamo fogli pieni di scarabocchi, cazzeggio e appunti di brutta nell’epoca dei monasteri in cui i copisti passavano anni a ricopiare i testi. Certo, miniavano e facevano anche cose divertenti sui bordi degli incunaboli (i cosiddetti “marginalia”) ma abbiamo pochissimi esempi di doodle su carta libera.

E se ce ne sono pochissimi (Leonardo e pochi altri) c’è un motivo molto semplice: la carta era poca e costava molto. Non si sprecava o al limite si riciclava. È lo stesso motivo per cui non abbiamo foto scattate alla come-viene-viene dell’Ottocento. Ogni foto era costosa, rara e faticosa. Non c’erano autori prolifici, che facevano foto da snapshooter a raffica, soprattutto perché non c’erano meccanismi offset di stampa e riproduzione di massa. Ogni foto andava sviluppata e poi stampata una copia alla volta, rendendo non solo faticoso e costoso scattare foto a manetta, ma anche inutile perché poi sarebbero rimaste a fare la polvere in poche copie a casa di chi le stampava.

Certo, tecnicamente si potevano fare. Tecnicamente si poteva fare quasi tutto. E qualcuno sicuramente le avrà anche fatte: il bello di Internet di solito è che a questo punto salta fuori uno con un esempio di un autore sconosciuto ai più che faceva quel che ha fatto poi nel 1928 Andre Kertesz con The Fork, e tutti a dire che nel 1890 si facevano ravvicinate e macro come se non ci fosse un domani.

Certo, tecnicamente si potevano fare (anche meglio che con l’iPhone: il soffietto del banco ottico è una figata per questo) ma non le faceva nessuno perché non era ancora arrivato il loro tempo e non c’era un’estetica che le supportasse. Lo stile delle fotografie è vincolato dalla tecnica ma è soprattutto estetico.

Le foto stile CSI nella Londra del 1890 dunque stonano (e già questo è un problema), ma pensarle come chiave per risolvere un mistero è semplicemente sbagliato, perché questa è una sgrammaticatura di storia della fotografia paragonabile a qualcuno che fa suonare jazz all’epoca di Mozart.

Leggi tutte le puntate di And So What?

Antonio Dini, giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. La sua newsletter si intitola: Mostly Weekly.

Leggi anche: Una delle serie tv più viste al momento su Netflix è tratta da un fumetto

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Telegram, Instagram, Facebook e Twitter.

Il problema delle fotografie nella serie tv “Bodies” di Netflix leggi l’articolo su Fumettologica.

Le serie tv basate sui fumetti che vedremo nel 2024

$
0
0
rick michonne The Walking Dead: The Ones Who Live
serie tv fumetti 2024 rick michonne The Walking Dead: The Ones Who Live

Negli ultimi anni, le serie tv basate sui fumetti americani si sono moltiplicate sempre di più, soprattutto in seguito alla diffusione di piattaforme streaming come Disney+, Netflix e Amazon Prime Video. Il 2024, almeno per il momento, sembra però fare eccezione, complici lo sciopero di sceneggiatori e attori di Hollywood dello scorso anno e la scelta dei Marvel Studios di ridurre le uscite.

La lista delle nuove serie tv basate sui fumetti che vedremo nel 2024 – limitatamente alle produzioni live-action ed escluse le nuove stagioni di quelle già iniziate negli anni scorsi, tipo Sandman – si è fatta così piuttosto striminzita, anche se di certo a queste se ne aggiungeranno altre nei prossimi mesi.

Di seguito, le serie tv basate sui fumetti che vedremo nel 2024, con i trailer, nel caso siano già presenti, e la data di programmazione prevista:

Echo (10 gennaio)

La nuova serie tv ambientata nel Marvel Cinematic Universe, che esordirà su Disney+ con tutti gli episodi resi disponibili sulla piattaforma in contemporanea (un inedito per una produzione dei Marvel Studios).

La protagonista di Echo è Maya Lopez, interpretata da Alaqua Cox, che ha fatto il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe nel 2021 nella serie tv Hawkeye nel ruolo di una leader sorda di una gang decisa a far pagare a Ronin, alias Clint Barton, le sue azioni vendicative. Questa nuova serie tv racconterà le origini di Echo seguendo le vicissitudini della giovane Maya Lopez tra le strade malfamate di New York, mentre affronta il proprio passato, ricollegandosi alle sue radici native americane.

Oltre ad Alaqua Cox nel ruolo Maya Lopez, il cast di Echo è composto da Chaske Spencer (Wild IndianThe English), Tantoo Cardinal (Killers of the Flower MoonStumptown), Devery Jacobs (Reservation Dogs di FX, American Gods), Cody Lightning (Hey, Viktor!), Graham Greene (I segreti di Wind RiverLongmire) e Zahn McClarnon (Dark WindsReservation Dogs). Nella serie appariranno inoltre Charlie Cox e Vincent D’Onofrio, interpreti rispettivamente di Matt Murdock/Daredevil e Wilson Fisk/Kingpin.

The Walking Dead: The Ones Who Live (25 febbraio)

Ad aprile, su AMC, esordirà una nuova serie tv spin-off di The Walking Dead con protagonisti Rick e Michonne, due dei personaggi principali della serie originale, interpretati rispettivamente da Andrew Lincoln e Danai Gurira.

The Walking Dead: The Ones Who Live racconterà la storia d’amore tra i due personaggi: «Allontanati da una forza inarrestabile. Rick e Michonne sono stati scaraventati in un altro mondo, costruito attorno alla guerra contro i morti… e infine attorno a una guerra contro i vivi. Riusciranno a ritrovare se stessi e chi erano in un luogo e in una situazione per loro del tutto nuova? Loro sono nemici? Amanti? Vittime? Vincitori? Senza l’un l’altra, loro sono vivi o scopriranno di essere anch’essi dei morti viventi?» recita infatti la sinossi della serie.

Dead Boy Detectives (aprile)

Prodotta da Netflix e realizzata da Steve Yockey e Beth Schwartz, Dead Boy Detectives è basata su personaggi creati da Neil Gaiman, Matt Wagner e Malcolm Jones III sulla pagine della serie a fumetti di DC Comics Sandman.

I Dead Boy Detectives sono i fantasmi di due bambini morti, Charles Rowland e Edwin Paine, che, invece di entrare nell’Aldilà, rimangono sulla Terra per indagare su crimini soprannaturali. Dopo la loro prima apparizione su Sandman 25 dell’aprile 1991, i due sono stati protagonisti di diverse storie, tra cui Sandman presenta: Dead Boy Detectives, scritta da Ed Brubaker e disegnata da Bryan Talbot nel 2001 (Panini Comics, 2022), e The Sandman Universe: Dead Boy Detectives, scritta da Pornsak Pichetshote e disegnata da Jeff Stokley nel 2022 (Panini Comics, 2023).

La serie tv Dead Boy Detective di Netflix vede gli attori George Rexstrew e Jayden Revri rispettivamente nei ruoli di Edwin Payne e Charles Rowland. Il cast comprende inoltre Kassius Nelson nel ruolo della medium Crystal e Yuyu Kitamura in quello della sua amica Niko.

Agatha: Darkhold Diaries (fine anno)

Agatha Harkness wandavision

Una serie tv spin-off di WandaVision che avrà per protagonista il personaggio di Agatha Harkness, interpretato da Kathryn Hahn, e sarà resa disponibile in streaming su Disney+. La scrittrice di WandaVision Jac Schaeffer tornerà nello stesso ruolo e anche come produttrice del progetto.

In WandaVision Kathryn Hahn ha interpretato il ruolo di Agnes, la vicina ficcanaso dei due protagonisti, ma si è poi scoperto che era in realtà Agatha, una potente strega. Nei fumetti, Agatha Harkness è stata tutrice di Wanda nonché una delle streghe di Salem che furono processate nell’omonima cittadina americana nella seconda metà del Diciassettesimo secolo.

Nel cast saranno presenti anche Aubrey Plaza (Rio Vidal, una strega della stessa congrega di Agatha Harkness), Joe Locke (Billy Kaplan), Patti LuPone (Lilia Calderu, un’altra strega), Sasheer Zamata (Jennifer Kale), Miles Gutierrez-Riley (Hulkling), Ali Ahn (Alice), Debra Jo Rupp (Sharon Davis) e Emma Caulfield Ford (Sarah Proctor).

The Penguin (fine anno)

Serie tv spin-off del film The Batman di Matt Reeves con protagonista il Pinguino, il boss criminale interpretato da Colin Farrell. La serie – che sarà resa disponibile in streaming sulla piattaforma Max (ovvero la ex HBO Max) – sarà interpretata anche da Cristin Milioti, Rhenzy Feliz, Michael Kelly, Shohreh Aghdashloo, Deirdre O’Connell, Clancy Browne Michael Zegen.

In qualità di showrunner e di capo degli sceneggiatori della serie c’è Lauren LeFranc (Agents of S.H.I.E.L.D.Chuck), mentre Craig Zobel (Omicidio a Easttown) ha diretto i primi tre episodi. Gli stessi LeFranc e Zobel figurano fra i produttori della serie tv del Pinguino, al fianco di Dylan Clark, Bill Carraro, Colin Farrell e Matt Reeves.

Leggi anche:

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Threads, Telegram, Instagram e Facebook.

Le serie tv basate sui fumetti che vedremo nel 2024 leggi l’articolo su Fumettologica.

“The Orville” ha una marcia in più

$
0
0
the orville serie tv
the orville serie tv

La maggior parte delle storie sono tutte uguali. Kurt Vonnegut una volta disse che ne esistono solo sei tipi. I vincoli fondamentali del mezzo (e, in misura minore, le preferenze del pubblico) portano a raccontare sempre la stessa storia. Se avete visto un film archetipico come Il Padrino, ci sono centinaia di film che vi sembreranno copie noiose e peggiori.

Fa parte del mio lavoro vedere film e serie tv in grande numero, anche quando non ne ho voglia. Avendo visto molti film e telefilm, ho sempre difficoltà a ricordare l’ultima volta che mi sono sentito sorpreso guardando qualcosa. Però, quando accade, mi rimane ben piantato nel cervello. Ed è appena successo.

Nelle scorse settimane, durante le vacanze (ormai un ricordo), profittando di tre mesi di offerta di Disney+, mi sono guardato un po’ di tutto, inclusa una serie tv che avevo intravisto a suo tempo ma non apprezzato perché semplicemente non avevo avuto tempo di guardarla nel dettaglio. E la cosa si presta a una serie di considerazioni anche rispetto ad altre serie di tono paragonabile.

La serie è The Orville, tre stagioni di fantascienza che hanno una traiettoria eccentrica. È il lavoro di Seth MacFarlane, creatore di I Griffin e American Dad!, ma anche di Ted e Ted 2, che fa anche diecimila altre cose (autore, regista, produttore, ma anche attore, cantante e comico) e in questo caso sembra un po’ semplicisticamente che abbia voluto fare il “salto” dalla serie animata alla serie tv più che altro per suo divertimento.

Il tema è la fantascienza, il tono quello di I Griffin e soprattutto la prima stagione (quella che avevo iniziato a guardare ai tempi ma dove mi ero fermato) è di un umorismo demenziale da frat-pack che alterna momenti di puro camp a citazioni, omaggi, parodie, temi seri e satira neanche tanto velata.

Non aiuta il fatto che le tre stagioni siano andate in onda un po’ a caso: Fox per le prime due, una nel 2017 e l’altra nel 2018-2019, e la terza con il nuovo nome di The Orville: New Horizons nel 2022, dopo essere stata acquisita da Hulu. Di mezzo ci sono state l’accoglienza tiepida della prima stagione, che non aveva ancora trovato una sua misura, e la pandemia, tra le altre cose.

Nella seconda e poi nella terza la serie acquista solidità, il tono rimane (è la porta di entrata per un pubblico non troppo vario: uomini bianchi sui trenta, direi) ma cambiano molto i contenuti. Arriva la coerenza, e anche le cose più parodistiche (la forma degli alieni, gli strani rituali) diventano occasioni prese sul serio per “vedere” oltre le apparenze.

Piano piano The Orville si rivela essere molto di più di una semplice parodia di Star Trek, nelle due incarnazioni della serie classica e The Next Generation. Conflitti interrazziali, dibattiti etici, indagini sulla natura dello spirito umano e di cosa possiamo definire alieno e cosa no. Ci sono avventure di puro escapismo e altre più mirate a far procedere l’arco narrativo complessivo, che vede la costruzione di un sistema spaziale coerente, con “nazioni” schierate le une contro le altre ma in cerca di ponti da costruire, tradimenti da superare, alleanze da stringere.

Mi sono divertito non poco a guardare gli episodi, perché la complessità della scrittura è diventata notevole, ma anche la capacità di costruire una serialità non scontata. La produzione si è arricchita di Brannon Braga e da David A. Goodman, veterani che già in precedenza avevano lavorato con MacFarlane. C’è inoltre da notare che The Orville è nata comunque come un veicolo fortemente atipico, con una dimensione comica e camp che la rende eccentrica, rispetto a tutta la produzione “seria” delle narrazioni seriali televisive e per lo streaming.

Riprendendo Vonnegut, MacFarlane è riuscito a gestire una situazione di potenziale insuccesso, un “vanity project” che poteva finire nel dimenticatoio lasciando il tempo che trova, in un prodotto originale che dice qualcosa di nuovo sul modo con il quale raccontare la fantascienza, andando in controfase rispetto a quello che viene fatto in questo periodo (serie troppo scritte e pensate per svilupparsi come pesanti narrazioni a episodi), perché riprende lo spirito più anni Sessanta-Novanta dei telefilm che insistevano su un mondo (la Federazione di Star Trek, ad esempio) con poche coordinate facilmente ricordabili e poi cercavano di costruire attorno tante variazioni.

Certo, Star Trek: The Next Generation incontrò un problema di fallacia narrativa che mandò praticamente per terra tutto il franchise (ancora oggi) ideando il predatore perfetto, i Borg, e da quel momento non è stato più possibile riprendersi se non con dei reboot. Sembrava che anche The Orville avesse incocciato in un problema simile, ma qui c’è più libertà di manovra, umorismo e casomai un altro tipo di problema (tutta la galassia ruota attorno alla Orville e al suo equipaggio), che però è al momento sostenibile.

Le storie sono diventate narrazioni archetipe ma leggere, declinate con una voce gradevole (il ruolo dell’amico e factotum di MacFarlane, Scott Grimes, è fondamentale per la tenuta dello show) e originale. Insomma, adesso il problema è di tutti quelli che seguiranno. Intanto, speriamo che esca la quarta stagione (pare che ci stiano lavorando, anche se non è stata ancora ufficialmente confermata).

Leggi tutte le puntate di And So What?

Antonio Dini, giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. La sua newsletter si intitola: Mostly Weekly.

Leggi anche: Dov’è finita la buona vecchia fantascienza da 120 pagine?

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Threads, Telegram, Instagram e Facebook.

“The Orville” ha una marcia in più leggi l’articolo su Fumettologica.


6 cose da vedere in streaming su Amazon Prime Video a febbraio 2024

$
0
0
amazon prime febbraio 2024
Immagine da: The Second Best Hospital in the Galaxy

Una selezione di film e serie tv, d’animazione e live-action, tra le novità che saranno rese disponibili in streaming su Amazon Prime Video a febbraio 2024.

Naruto: Shippuden (stagione 4) – serie anime – 1 febbraio
Prosegue l’adattamento animato della seconda parte del manga di Masashi Kishimoto con protagonista l’orfano Naruto Uzumaki, che mira a diventare il ninja più forte di tutti, pur essendo un ragazzino buffo e spensierato. Qui ci troviamo due anni e mezzo dopo la partenza di Naruto dal Villaggio della Foglia.

Mr. & Mrs. Smith (stagione 1) – serie live action – 2 febbraio
Debutta una nuova serie di genere thriller-spy con protagonisti Donald Glover e Maya Erskine, ispirata al film omonimo del 2005 con Brad Pitt e Angelina Jolie.

Dragon Ball (stagione 3) – serie anime – 9 dicembre
Prosegue la mitica serie adattamento del manga di Akira Toriyama. Seguiamo le avventure di Son Goku, un bambino con la coda di scimmia e la forza smisurata, che un giorno incontra Bulma, una giovane ragazza in viaggio alla ricerca delle sette sfere del drago: oggetti che, se riuniti, permettono di evocare il drago Shenron, capace di esaudire qualunque desiderio. Goku si unirà alla sua ricerca, e da lì avrà inizio una grande avventura.

Dragonball Z (stagione 3) – serie anime – 9 febbraio
Preosegue l’ormai storico anime che adatta il secondo ciclo del manga di Akira Toriyama. Dopo la prima serie incentrata su Goku bambino, seguiamo le avventure del Saiyan – ormai diventato adulto – e del suo gruppo di eroi per sconfiggere nemici sempre più potenti. Nello stesso giorno arrivano i film Dragon Ball Z: La vendetta divina e Dragon Ball Z: Il più forte del mondo.

The Second Best Hospital in the Galaxy – serie animata – 23 febbraio
Prodotta da Amazon MGM Studios con le animazioni di Titmouse Studios, questa serie sci-fi per spettatori adulti ideata da Animal Pictures ha per protagoniste due dottoresse aliene impegnate in imprevedibili e assurde operazioni chirurgiche.

Fairy Tail (stagione 8) – serie anime – 29 febbraio
Prosegue l’anime ispirato al manga di Hiro Mashima (pubblicato in Italia da Star Comics), un fantasy che ruota attorno a un gruppo di giovani maghi, tra viaggi, missioni e sfide con rivali potenti.

Leggi anche:

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Threads, Telegram, Instagram e Facebook.

6 cose da vedere in streaming su Amazon Prime Video a febbraio 2024 leggi l’articolo su Fumettologica.

Il nuovo thriller di Netflix tratto da un fumetto sudcoreano

$
0
0
a killer paradox netflix serie tv
a killer paradox netflix serie tv coreana webtoon

La nuova serie coreana di Netflix A Killer Paradox, disponibile in streaming dal 9 febbraio scorso, è un thriller poliziesco che racconta le vicissitudini di uno studente universitario che uccide accidentalmente un serial killer e di un astuto detective incaricato di seguire il caso.

A Killer Paradox è ispirato al webtoon omonimo di Kkomabi. Un fumetto disegnato con uno stile minimale e infantile, che si contrappone ai temi del racconto, che è invece piuttosto duro e violento ed è consigliato a un pubblico adulto dallo stesso autore. Il fumetto è stato pubblicato sulla piattaforma Webtoon di Naver tra il 2010 e il 2011, per un totale di 54 episodi. È stato però distribuito in lingua inglese a livello internazionale da Naver solo il 10 gennaio scorso (al momento in cui scriviamo sono stati resi disponibili i primi dieci capitoli).

Composta da otto episodi, la serie tv A Killer Paradox di Netflix è diretta dal regista Lee Chang-hee, i cui lavori precedenti includono il film thriller del 2018 The Vanished e la serie thriller del 2019 Watch Strangers from Hell. Il cast comprende Choi Woo-shik, Son Suk-ku e Lee Hee-joon.

Leggi anche: L’ambizioso piano del governo sudcoreano per far crescere l’industria dei webtoon

Entra nel canale WhatsApp di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Threads, Telegram, Instagram e Facebook.

Il nuovo thriller di Netflix tratto da un fumetto sudcoreano leggi l’articolo su Fumettologica.





Latest Images

Vimeo 10.7.0 by Vimeo.com, Inc.

Vimeo 10.7.0 by Vimeo.com, Inc.

HANGAD

HANGAD

MAKAKAALAM

MAKAKAALAM

Doodle Jump 3.11.30 by Lima Sky LLC

Doodle Jump 3.11.30 by Lima Sky LLC

Doodle Jump 3.11.30 by Lima Sky LLC

Doodle Jump 3.11.30 by Lima Sky LLC

Vimeo 10.6.1 by Vimeo.com, Inc.

Vimeo 10.6.1 by Vimeo.com, Inc.